Umbria da Visitare

L'Umbria è conosciuta in tutta la Penisola come il Cuore Verde d'Italia o la terra di San Francesco; questi appellativi riflettono benissimo alcune delle caratteristiche della regione, con le colline e i boschi che regalano straordinari colori ed un fantastico colpo d'occhio. Inoltre, tutt'altro che sottovalutabile, vi è un aspetto spirituale molto marcato che richiama ogni anno migliaia di fedeli in particolare ad Assisi, a Cascia e a Norcia.

Malgrado non sia bagnata dal mare, l'Umbria ha davvero una infinità di luoghi che meritano di essere visitati, luoghi dove spesso si respira la storia per le vicende che vi sono accadute.

Qui proponiamo una manciata di cose da vedere che possono offrire degli spunti per degli itinerari in Umbria in modalità fai da te.

Allerona

Allerona

Antico borgo di origine antichissima, i primi insediamenti nella zona si fanno risalire, con buona probabilità, ai tempi degli Etruschi, certa e documentata invece la presenza della civiltà  romana: di essa sono rimaste tracce della antica Via Cassia, o Via Traiana Nova, di cui sono stati rinvenuti tratti di selciato e due colonne miliari. Nel medioevo Allerona fu un castello feudale, importante baluardo del Comune di Orvieto verso Chiusi, soggetto alle famiglie dei Monaldeschi e Filippeschi: dell'antico castello rimangono resti delle antiche mura e le due porte denominate Del Sole e Della Luna, nonchè l' assetto urbanistico.
Cantalupo di Bevagna

Cantalupo di Bevagna

Le prime tracce della presenza umana nel territorio risalgono all’età del ferro, testimoniate dal ritrovamento di strumenti di lavoro e di caccia. Con la successiva apertura, nel 220 a.C, della via Flaminia, l'area viene abitata in maniera più capillare. Nel 568, i Longobardi invadono tutta la regione e viene creato, nel 571, da Faroaldo I, un Ducato longobardo con sede a Spoleto. Castello Medievale di Castelbuono   Rimangono ignote le circostanze che indussero a erigere il castello di Castelbuono e gli altri castelli del monte di Bevagna così com’è ipotetica la data del X secolo della sua fondazione anche se è possibile la costituzione per fini difensivi. Incerte le ragioni per le quali il nome del castello compare nei primi documenti: Castrum Abbonis o Abboni, Castellum Aboni ecc.   Nel 1219, Napoleone III Rainaldi d’Antignano, a capo dei ghibellini dell’Umbria, assicura l’asservimento dei castelli di Castelbuono, Gualdo Cattaneo, Collemancio, Limigiano, Cannara e Monte Carpeno all’Impero. I Bevanati, fedeli alla chiesa, insorgono, distruggono e saccheggiano i castelli e i possedimenti degli Antignano. Nel 1315 Castelbuono si schiera con Federico da Montefeltro diventando libero comune, anche se, i Conti d’Antignano ne torneranno signori ma solo in forma onorifica. Nel 1395, Castelbuono entra a far parte della signoria dei Trinci di Foligno. Sotto la dinastia folignate si alternano alla guida del castello diversi signori e nobili delle Terre dei Trinci. Castello Medievale di Castelbuono Nel 1424, con la fine della Signoria dei Trinci, Castelbuono insieme ad altri comuni viene concesso in proprietà privata a tenutari della Chiesa. All’inizio del XVI secolo la potentissima famiglia Baglioni di Perugia trova nella nobiltà bevanate la possibilità di espandere il proprio dominio su un ambìto e strategico territorio. Nel settembre del 1517 Papa Clemente VII dona a Malatesta IV Baglioni, per esprimergli gratitudine dei servigi operati presso la città di Firenze, la città di Bevagna e il castello di Castelbuono che così entrano a far parte dello stato baglionesco. Con la decadenza della famiglia Baglioni, nel 1567, Castelbuono viene donato al territorio di Bevagna. Immediatamente Pio V dichiara il castello soggetto alla Santa Sede. Inizia così, con la fine delle grandi signorie, il lento ed inesorabile declino del castello. Dal XVII secolo l’economia agricola ruota intorno alla presenza delle due famiglie,di proprietari terrieri ( i Luccioli Falconieri e i Torti), che possiedono anche le case più importanti del paese. Nella prima metà dell’800 Cantalupo balza agli onori della cronaca nera e giudiziaria per essere uno dei luoghi preferiti dai briganti per nascondersi e per essere il paese natio di Luigi Lopparelli detto “il Moro”, il terribile luogotenente di Nazzareno Guglielmi “il Cinicchia” il bandito del Subasio.
Capro

Capro

A pochi km da Bevagna troviamo Capro, posta a 216 metri s.l.m., che è ricordata sin dal 1078 in una carta del monastero di Sassovivo. Capro è nota per la presenza dell'Aiso (o Abisso), un laghetto pressoché circolare del diametro di 25 m e profondo 13 m, posto a 196 m s.l.m.; una leggenda, nota sin dal XVII secolo, collega al lago la scomparsa del contadino Chiarò, che sprofondò nel lago con tutta la sua casa, per aver lavorato i campi nel giorno della festa di Sant'Anna. Solo la moglie ed un figlio scamparono, ma le acque li inseguirono e si richiusero su di essi, presso la sorgente detta dell'Aisillo.
Castel Ritaldi

Castel Ritaldi

l territorio del Comune di Castel Ritaldi è al margine sud-occidentale della Valle Umbra, sulle pendici settentrionali dei Monti Martani; copre una superficie di 22,50 Kmq e conta circa 3000 abitanti: i casterritaldesi. Comprende le frazioni di Bruna, Castel S.Giovanni, Colle del Marchese, Mercatello e orregrosso. Sorto probabilmente come pagus romano, lungo il percorso che da Spoleto porta a Montefalco, Castel Ritaldi prende il nome dallo splendido castello dei Ritaldi, il Comune nasce dalla fusione di tre borghi medioevali, Colle del Marchese, Castel S.Giovanni e lo stesso Castel Ritaldi, dove nel XI^ secolo normalmente risiedeva un visconte che esercitava poteri amministrativi su un territorio denominato "Normandia" e che comprendeva altri numerosi Castelli di cui alcuni tuttora abitati, altri in parte rovinati. Molti reperti, il più famoso dei quali è la "Lex Lucaria" che regolava il taglio dei boschi sacri al dio Giano, testimoniano che anche in epoca romana il territorio era abitato. Molti frammenti di anfore o di altri manufatti emergono ancora oggi dalle lavorazioni dei campi ed altri sono inseriti nelle mura di edifici e di numerose chiesette disseminate per le colline. Tra il XII^ ed il XV^ secolo tutti i castelli furono coinvolti nelle vicende che videro contrapposti il potere imperiale e quello della Chiesa, fino a quando rimasero definitivamente soggetti a quest'ultimo. Nel 1499 Castel Ritaldi vide la visita di Lucrezia Borgia, all'epoca governatrice di Spoleto che così volle sottolineare la lealtà del castello. Agli inizi del 1600 prese vigore, con la coltivazione dell'olivo, la vita agricola, che ancora oggi caraterizza il territorio con il suo ottimo olio.
Castelvieto

Castelvieto

Castelvieto è una frazione del comune di Corciano (PG). Il paese sorge ai piedi dell'antico castello che dà il nome al paese, situato a 354 m s.l.m., in posizione dominante sulle valli dei torrenti Carpine (in direzione di Magione) e Caina (in direzione di Perugia). Il paese nasce in epoca romana con il nome di "Pieve Tiviana". Il nome attuale discende dal toponimo Castrum Vetus, castello appartenente al contado della perugina Porta Santa Susanna. Nel 1398 viene occupato da Braccio da Montone e l'anno successivo riconquistato dai popolani di Perugia; Braccio lo riconquisterà in seguito, tanto che poi dovrà essere ricostruito. Nel 1433 truppe da Perugia lo saccheggiano, per via della ospitalità offerta al condottiero Lizio Palagano; subisce poi altre devastazioni nel 1509 dai pontifici (durante la guerra del sale contro Paolo III) e nel 1643 dai toscani in guerra col papa Barberini (Urbano VIII). Durante l'epoca Napoleonica appartenne al cantone rurale di Perugia, per poi tornare definitivamente a Corciano. Il paese nuovo è stato fondato a valle, lungo la strada per Montemelino.
Castiglione del Lago

Castiglione del Lago

Castiglione del Lago sorge su un promontorio situato sulla riva occidentale del lago Trasimeno. La cittadina, circondata per intero dalle sue mura, è dominato dalla Fortezza Medievale. Il borgo deve il suo nome al simbolo della famiglia che anticamente vi dominava; infatti Castiglione deriva da Castellum Leonis (castello del leone), volgarizzato poi in Castellioni. Carta del marchesato di Castiglione del Lago.     Vista su Castiglione del Lago Fondata dai romani col nome di Novum Clusium (Nuova Chiusi), sorge su di un colle che in epoca antica costituiva la quarta isola del lago Trasimeno (le tre isole ancora esistenti sono la Maggiore, la Minore e la Polvese) prima che la striscia d'acqua che la separava dalla terraferma fosse riempita. Nella struttura urbanistica del borgo antico è facilmente riscontrabile, nelle tre strade parallele che tagliano longitudinalmente il paese (decumani), l'origine romana. Castiglione del Lago si trova lungo quella che un tempo era un'importante via di comunicazione, stretta tra Orvieto al sud, Chiusi ad ovest ed Arezzo al nord. La sua posizione in una zona così contesa, prima tra gli Etruschi ed i Romani, in seguito tra le cittadine toscane e Perugia, causò in numerose occasioni la distruzione delle fortificazioni originali, ricostruite a più riprese. Solo durante il regno di Federico II (agli inizi del XIII secolo), Castiglione visse un periodo di relativa stabilità. Più tardi il paese cadde sotto il controllo di Perugia, divenendo feudo della potente famiglia dei Baglioni. Nel 1550, papa Giulio III concesse il feudo a sua sorella Giacoma Ciocchi del Monte. Il 19 novembre 1563, il figlio di lei, Ascanio della Corgna, divenne marchese di Castiglione e del Chiugi per volere di Pio IV, insieme al fratello cardinale Fulvio. Ascanio della Corgna emanò nel febbraio 1571 gli statuti, completati poi dal cardinale Fulvio e dal nipote Diomede: costituivano un'ampia raccolta di norme giuridiche civili e penali per disciplinare quanto avveniva nello staterello. Il marchesato era anche rinomato per fatti culturali ed artistici: nel palazzo castiglionese il marchese organizzava riunioni dell'Accademia degli Insensati, con la partecipazione di insigni letterati, nobili ed artisti; il Pomarancio ed altri pittori affrescarono la prestigiosa residenza, progettata dal Vignola e da Galeazzo Alessi. Nel 1617 Paolo IV concesse il titolo ducale a Fulvio II. Ad Ascanio I succedettero Diomede, Ascanio II e Fulvio II, al servizio dei quali operarono il poeta burlesco Cesare Caporali e il severo segretario di corte, nonché scrittore politico, Scipione Tolomei. Il duca Fulvio II morì nel 1647 senza lasciare eredi e così il feudo tornò sotto il dominio dello Stato della Chiesa, quindi divenne un  feudo pontificio con potere di imperio e diritto di battere moneta. Prima dell'inizio del conflitto vi era la scuola di volo per piloti da caccia della Regia Aeronautica. Il comune di Castiglione del Lago durante la seconda guerra mondiale venne attraversato dalla linea Albert, anche conosciuta come linea del Trasimeno: fu una linea difensiva creata dall'esercito tedesco durante la ritirata dalla campagna d'Italia nel 1944.
Chiugiana

Chiugiana

Chiugiana-Ellera a due passi da Perugia, è una frazione del comune di Corciano, Dalla piazza del paese, situata a 284 m s.l.m.,  si apprezza l'ampio panorama che abbraccia il territorio di Corciano e di Perugia. Probabilmente Chiugiana va identificata con "Villa Lussane", nel 1258 elencata tra i centri di porta Santa Susanna; poco dopo, nel 1282, è invece detta "Villa Glegiane" e vi si contavano 21 focolari. Nel 1410 sono 139 le bocche censite in tale anno. Negli antichi documenti è chiamata “Villa in castro Glociane”; a tale proposito, alcuni ritengono che il nome derivi da Giano (Clusius Janus), mentre altri l'hanno denominata “Chiugiana” poiché attraversata da una strada consolare per “il Chiugi”.  La parte più antica dell'abitato presenta una cinta muraria, intercalata da torrioni, è costruito nella pietra calcarea di Monte Malbe e si raccoglie attorno ad una gradinata centrale che, snodandosi, crea delle piccole piazzole di sosta e di accesso alle abitazioni. La porta castellana si trova sul lato sud del perimetro, nella parte più bassa del castello, mentre il fortilizio del 1432 è situato in cima al caseggiato. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Pietro, è documentata a partire dagli inizi del sec. XIV; fu tuttavia rifatta dalle fondamenta nel 1869, su quella originaria. Ricostruita, con pianta a croce latina su disegno dell'architetto Calderini, fu abbellita con decorazioni in terracotta, opera dell'ingegner Biscarini.
Corbara

Corbara

Corbara è una piccola frazione del comune di Orvieto (TR), situata in prossimità della strada statale 448 Todi-Baschi. A Corbara si accede dalla strada comunale di Camorena (Ciconia di Orvieto - Corbara); dalla statale Todi-Baschi passando sotto lo sbarramento della diga e dalla strada comunale Colonnetta di Prodo-diga di Corbara, lungo la quale si trova anche un'altra frazione di Orvieto, Fossatello. Il paese di Corbara è legato strettamente alle vicende della famiglia nobile dei Montemarte. Agli inizi del XIII secolo i tuderti si impossessarono del castello di Montemarte, che si trovava sulla riva destra del Tevere, in prossimità dell'uscita dalla gola del Forello (tuttora i resti sono visibili). Vista sul Lago di Cobara  I Montemarte si spostarono così a Titignano e a Corbara, dove costruirono una grande villa fortificata tuttora esistente. Essi parteciparono attivamente alla vita politica orvietanae e Francesco di Montemarte documentò ampiamente gli avvenimenti locali negli anni dal 1333 al 1400. Giacché i Montemarte erano fedeli allo Stato della Chiesa, la loro tenuta subì numerosi assedi e devastazioni nel corso del XIV e XV secolo, ad opera di armate perugine e tuderti.   Nel 1962 venne costruita la diga sul Tevere, a formare così un imponente bacino idroelettrico da 207 milioni di m³.  La diga è lunga 641 m, di cui 416 in cemento e 225 in terra. Il lago di Corbara è un lago dell'Italia centrale, di origine artificiale, formatosi con la costruzione negli anni sessanta sul fiume Tevere e prende il nome dalla frazione di Corbara. Fa parte, unitamente ai territori circostanti, del Parco fluviale del Tevere, area naturale protetta dell'Umbria. Nel bacino sono praticate alcune attività sportive, in particolare il canottaggio. Diga del Lago di Corbara aperta Nell'area del lago di Corbara sono attive numerose strutture ricettive quali agriturismi, case vacanza e country house, hotel, villaggi e camping attrezzati, bed & breakfast, appartamenti e residenze d'epoca.
Eggi

Eggi

Eggi è una frazione del comune di Spoleto, in provincia di Perugia. L'arroccamento è di origine romana; intorno all’anno Mille fu dapprima “corte” e poi “castello” del distretto spoletino. Nel Medioevo fu uno dei più popolosi castelli del comprensorio e, come molti altri, tentò più volte di ribellarsi al potere di Spoleto. Tra la metà del XVI e la fine del XVIII sec. conobbe un periodo di splendore grazie anche alla presenza di illustri cittadini che, dotati di cospicui mezzi economici, chiamarono numerosi artisti del tempo per abbellire le ville private, ma soprattutto le chiese del territorio; in questo periodo Eggi si espanse parecchio fuori dalle mura, sia verso il monte che verso valle.
Lugnano in Teverina

Lugnano in Teverina

Lugnano è un borgo di origine medioevale, annoverato tra i più belli d’Italia, che offre uno splendido panorama e da cui si scorge la valle del Tevere, da cui prende il nome. Il territorio prevalentemente collinoso, si estende per circa 3000 ettari tra coltivazioni cerealicole, vigneti ed oliveti dai quali viene prodotto olio extra-vergine di finissima qualità. Ancora oggi racchiuso all’interno delle mura di difesa, risalenti al IX secolo, sorge su un colle roccioso dei Monti Amerini ed è protetto a nord da una catena di monti costantemente verdi e facilmente accessibili.   Tra i suoi torrioni si può ammirare ancora integra la bella Torre Palombara (o Torre del Piccione), tipica torre medioevale sulla quale è visibile una colomba in pietra bianca. Si narra che fu costruita in onore dei colombi, che avvertirono i lugnanesi dell'arrivo dei nemici; più realisticamente fu uno strumento di difesa, usato anche come luogo di addestramento dei piccioni viaggiatori, da cui partivano e tornavano, costituendo nel medioevo un importante mezzo di comunicazione specialmente con Orvieto, con cui Lugnano era alleato. La torre, inoltre, aveva presumibilmente un’importanza molto particolare per la sua posizione strategica che le permetteva di comunicare con le altre torri di guardia o di avvistamento sparse sul territorio, tra cui anche la torre-vedetta del Castello di Ramici, che costituiva l’avamposto per la difesa del territorio verso la vallata del Tevere, dove la “Terra di Lugnano” risultava più vulnerabile e circondata da Castelli nemici, quali Attigliano, Alviano e Guardea.     Fino al 1622 la porta di S. Antonio posta nel lato est delle mura ha costituito l’unico accesso al borgo per chi percorresse le vie secondarie collegate all’antica Strada dei forastieri, oggi via Amerina, che alcuni studiosi considerano il tracciato originale della via romana Guardia Tiberis che univa Amelia a Guardea.     L’appartenenza di Lugnano fin dall’VIII secolo al Patrimonio della Chiesa ha avuto la conseguenza che numerosi e rilevanti edifici religiosi sorgessero sia all’interno che all’esterno delle mura del paese.   All’interno del borgo l’edificio di culto più importante è la Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta, monumento di rilevante importanza artistica e storica, databile tra l’XI e il XII secolo, splendido esempio di architettura romanica, che testimonia la ricchezza culturale e religiosa e la vitalità di una piccola comunità medievale ed è il simbolo e il fulcro della Comunità della Terra di Lugnano. La chiesa, armonicamente inserita all’interno del tessuto urbano, è considerata dagli studiosi “un prodotto completamente locale” progettata e realizzata per volontà e opera degli abitanti e di quanti arrivavano da altri territori e permanevano a Lugnano. L’edificio, volto ad oriente, verso il sole che sorge, simbolo di Cristo, presenta la tipica pianta a croce latina, con la facciata tripartita a salienti interrotti, coronata da timpano triangolare, che evidenza la ripartizione interna a tre navate. Essa è realizzata da blocchi di travertino locale perfettamente squadrati e ornata da un portico che presenta una copertura a semivolta, sostenuta da costoloni semicircolari, eseguiti interamente in pietra. La facciata è ricca di elementi numerici e iconografici, con significati precisi che potevano essere facilmente “letti” e compresi anche dal popolo solitamente analfabeta. Queste raffigurazioni, veri e propri proverbi scolpiti nella pietra, avevano lo scopo di ammonire il popolo e difenderlo dalle tentazioni, simboli che i nostri antenati capivano con naturale semplicità. Contiene mosaici cosmateschi, una Crocifissione di scuola giottesca e il dipinto San Giovanni decollato del pittore di scuola forlivese Livio Agresti. Sono presenti due preziosi organi: un Rino Pinchi (a destra dell'altare) e un Werler costruito nel 1756 (a sinistra dell'altare, davanti alla sagrestia). Il timpano, cioè il punto più alto del tetto, è sormontato da un’Aquila che indica tutte le chiese romaniche dedicate alla Madonna. Le due ali della grande Aquila furono date a Maria per volare nel “ nel deserto degli uomini”, cioè il mondo, dove nascerà la Chiesa di Cristo. A differenza delle altre Aquile la nostra tiene tra gli artigli un agnello immolato, sacrificato, che è il simbolo di Gesù Crocifisso.  
Montefranco

Montefranco

Montefranco, posto a 414 metri tra olivi e boschi di pini, querce e lecci, domina sulla Valle del Nera. Il paese deve le sue origini al vecchio castello di Bufone, preesistente al 1228, di cui restano le porte Franca e Spoletina. Questo castello nacque intorno all’anno mille su un costone roccioso in una posizione fortificata che rappresentava una naturale difesa contro le orde saracene che in quel periodo infestavano la valle. Nel 1228 alcuni uomini di Arrone lasciarono il loro paese per sottrarsi al dominio di Rinaldo, che scorrazzava in Val di Narca per conto di Federico II, e passarono sotto il dominio di Spoleto sul Colle di Bufone che fu loro concesso. Il paese fu per gli arronesi come terra franca, da qui il nome: Montefranco. Il nuovo castello fu sempre possedimento del Comune di Spoleto e quando nel 1264 Montefranco fu occupato da truppe germaniche e mussulmane del ghibellino Percivalle Doria, queste furono subito cacciate dalle schiere spoletine. In seguito Montefranco aderì alla confederazione dei dodici castelli che, guidata dall’Abbazia di San Pietro in Valle, non rinnovarono la sudditanza a Spoleto. Nel 1372 i castelli dissidenti furono nuovamente obbligati a quest’ultima. Nel 1522 Montefranco partecipò alla nuova rivolta dei castelli della Valnerina contro Spoleto: il paese fu distaccato da Spoleto nel 1527 ma papa Urbano VIII ve lo riunì nel 1627. Dopo la restaurazione fu Comune di secondo ordine retto da un governatore.  
Ponte San Lorenzo di Narni

Ponte San Lorenzo di Narni

Ponte San Lorenzo è una frazione di Narni che per la sua posizione a metà strada tra Terni e Narni, lungo la Strada Statale Flaminia, può essere considerato un vero e proprio "ponte" tra le due città. Gli eventi si svolgono solitamente presso gli impianti sportivi dove potrete trovare: - il campo da tennis - il campo da calcio - il bar del circolo - la pista da ballo - il parco giochi per i bambini  
Portaria

Portaria

Portaria è ubicata nella parte meridionale-collinare della catena dei Monti Martani. Il centro, con una grande storia alle spalle, è stato legato alle Terre Arnolfe, piccolo territorio inserito in un contesto non sempre pacifico nel mondo longobardo del Ducato di Spoleto. Anticamente nota come Porcaria (i pascoli per i maiali erano evidentemente abbondanti), viene indicata in un documento del 1093, dove due monasteri della zona vengono donati all'abbazia di Montecassino, da parte di un discendente del conte Arnolfo. Percorsa dall'antico diverticolo della via Flaminia nella tratta Carsulae-Spoleto, Portaria ha rivestito durante il medioevo carattere strategico di cui restano vistose tracce.  Nell'agosto 1499 Lucrezia Borgia, insieme al suo corteo, prima di prendere possesso del governatorato di Spoleto si fermò al castello di Porcaria e fu accolta da quattro commissari e duecento fanti spoletini. Durante il ducato spoletino di Lucrezia Borgia, si dice che ella abitasse in una delle case che danno sulla odierna piazza Verdi. Scorribande di truppe ternane e tuderti costrinsero gli abitanti a sottomettersi alla protezione di Spoleto: il capitano Bartolomeo d'Alviano vi stabilì un commissario e una guarnigione di fanti. Nel 1540 venne scambiata, assieme con Acquasparta, con il castello di Alviano, che andò a Pier Luigi Farnese: il nuovo signore, Giovan Giacomo Cesi, sfruttò così il matrimonio con Isabella d'Alviano. Nel 1550 fu comperata per 6.000 scudi dalla Camera Apostolica. Comune autonomo fino al novembre 1875 quando fu accorpato dal comune di Cesi che all'epoca faceva parte della provincia di Perugia; a seguito dell'aggregazione del comune di Cesi a quello di Terni, divenne nel 1927 frazione di quest'ultimo; fu quindi distaccato nel 1929 dal comune di Terni e aggregato all'attuale comune.
Sant'Egidio

Sant'Egidio

Il piccolo borgo di Sant’Egidio, il cui profilo emerge tra le dolci colline che separano la Valle del Tevere dalla Valle Umbra, rappresenta un esempio di quei beni culturali minori diffusi in Umbria, la cui valorizzazione passa anche attraverso il coinvolgimento dei suoi abitanti, spesso gelosi custodi delle storie del luogo. La bellezza del paesaggio rurale in cui è inserito, solo poco compromesso dalle recenti edificazioni, rappresenta il primo aspetto che colpisce quel turista/viaggiatore, disponibile ad abbandonare gli itinerari classici del turismo. Le prime notizie certe sull’esistenza di edifici nella collina di Sant’Egidio risale alla fine del XIII sec.: in particolare, nel 1294 fu consacrata l’attuale chiesa parrocchiale, probabilmente pertinente ad un edifico conventuale, appartenente alle monache del monastero perugino di Santa Giuliana, proprietarie di gran parte dei terreni del luogo, insieme al Comune di Perugia. Incerta risulta la data di fortificazione del complesso e la successiva trasformazione, in residenza, per gli abitanti del luogo; infatti, l’accoglimento, subordinato alla costruzione di mura, da parte del municipio perugino della petizione (datata 1294) degli abitanti del luogo per la costruzione di edifici residenziali, non può essere considerata prova dell’effettiva edificazione, tanto che, fino alla fine del 300, Sant’Egidio viene denominato villa e solo nelle elencazioni quattrocentesche compare la dicitura castello. Nel 1415 Sant’Egidio fu teatro della famosa battaglia nella quale le truppe perugine vengono sconfitte da Braccio Fortebraccio da Montone, aprendo la strada alla sua signoria sulla città. Nel 1540 il borgo subisce i saccheggi delle truppe di papa Paolo III, durante la guerra del sale, che sancì per Perugia ed il suo territorio la perdita definitiva di qualsiasi autonomia fino all’Unita d’Italia. Il XVII e il XVIII sec. sono segnati da una profonda crisi economica e demografica, condivisa con altri territori periferici dello Stato della Chiesa, che sembra concludersi solo alla fine del ‘700, quando si ristruttura la chiesa parrocchiale per dotarla di un fonte battesimale. Per tutto l’800, fino ai primi anni del 900, risulta fondamentale per il paese l’attività della parrocchia, non solo sul piano religioso, ma anche socio economico, come testimonia la promozione della costituzione nel 1880 dell’Unione Mutua Beneficenza di Sant’Egidio, antenato dell’Istituto di Credito, ancora presente nel paese. La storia recente del borgo, fortemente segnato nel periodo della seconda guerra mondiale dai bombardamenti del limitrofo aeroporto, ha visto una crescita urbanistica costante ma, in linea di massima, in armonia con il territorio agricolo circostante. Negli ultimi anni Sant’Egidio è diventato una delle principali porte di accesso dell’Umbria grazie all’aumento del traffico aereo, anche internazionale, nell’aeroporto che sorge nel suo territorio. I recenti lavori di ampliamento prevedono anche la realizzazione di una nuova aerostazione progettata dallo studio Gae Aulenti Architetti Associati, una delle firme più prestigiose dell’architettura italiana, famosa tra l’altro per la realizzazione del Museo d’Orsay a Parigi. La nuova architettura, composta da otto volumi a pianta quadrata, prevede, verso il land side, due sale di attesa per partenze e arrivi e un’area servizi e, verso l’air side, sale arrivi e partenze. L’aeroporto fu inaugurato il 28 ottobre 1938 e la pista, costruita tra il 1939 e il 1940, era utilizzata solo per l’Aeronautica Militare. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, l’aerostazione fu oggetto di pesanti bombardamenti aerei, da parte delle truppe alleate; durante uno di questi cadde un aereo americano, i cui resti, a guerra finita, furono recuperati da alcuni ragazzi del paese, per estrarre ferro e alluminio da rivendere. Circa due anni dopo la caduta dell’aereo, la piccola Rosa Faldella, mentre il padre lavorava la terra, ritrovò un anello con un’iscrizione che, nonostante il valore notevole in quel periodo di così grande povertà, la famiglia non riuscì mai a vendere, fermata dal pensiero che potesse appartenere al pilota americano abbattuto e che i suoi parenti potessero desiderare quel gioiello in suo ricordo. Il padre decise, in seguito, di provare a ritrovare i familiari dell’aviatore e, dopo essersi fatto tradurre il contenuto della scritta a una signora americana che viveva nelle vicinanze, mise un annuncio sul giornale. La notizia venne a conoscenza dell’ambasciata americana, che inviò un generale per approfondire la questione; il militare, apprezzando l’onestà della famiglia, le conferì un diploma di merito e si impegnò a ricercare i parenti della vittima. La ricerca non fu vana, infatti, si scoprì ancora viva la madre del pilota ma, poichè molto anziana e fiduciosa nel ritorno del figlio, per non darle un dispiacere non le fu mai consegnato l’anello, diventato quindi patrimonio del tesoro americano.
Scheggino

Scheggino

Scheggino nasce nel XII secolo come castello, con mura di cinta di forma triangolare; si può ancora vedere la torre di avvistamento posizionata al vertice della struttura. Fu edificato dal Ducato di Spoleto per la sua posizione strategica a difesa di un ponte sul fiume Nera. Proprio per questa sua caratteristica, Scheggino doveva fare i conti con continui attacchi per tentarne la conquista. Il più famoso fu quello di Picozzo Brancaleoni che assaltò il castello approfittando dell'assenza degli uomini che si trovavano fuori le mura per i lavori in montagna, nei boschi e nei campi. Ma le agguerrite donne di Scheggino si scagliarono contro gli invasori e riuscirono a respingerne l'attacco. Questo fatto viene ancora celebrato con una suggestiva rievocazione storica: Scheggino Donna.
Sellano

Sellano

Sellano è situata lungo la valle del torrente Vigi, affluente di destra del Fiume Nera. Il castello che nell'aspetto attuale risulta interamente tardomedievale,è sorto in corrispondenza di itinerari che attraverso la valle del Vigi collegavano la Valnerina con Foligno e il Camerte e raggiungevano Spoleto lungo la Via della Spina. L'area comunale si estende per circa 85 Kmq e si può considerare una delle aree paesaggisticamente più interessanti e tipiche del Subappennino umbro. Tale comune conta numerose frazioni ognuno delle quali conserva memorie e testimonianze di antiche epoche, particolarmente del cosiddetto stile architettonico “romanico campestre” e dell’arte gotica e rinascimentale umbra minore. Le prime tracce di abitato risalgono all’età romana, collegabile ad un presidio della gens “Suilla” o dei “Suillates”, come nominati nel I sec. d.C. da Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis; così ipotizzarono gli storici spoletini Severo Minervio, nel XVI secolo, e Achille Sansi, nel XIX secolo, ma l'aspetto attuale della città è tardo medievale. Mai abbastanza forte da poter essere indipendente, ma ritenuta sempre un' ottimo punto strategico per la sua posizione geografica, nei secoli il suo destino diviene indissolubilmente legato a quello dei centri vicini. Nel medioevo ebbe un particolare peso strategico, determinato dalla sua posizione geografica e per questo fu assoggettato ai longobardi e nel Ducato di Spoleto, dopo essere stato sotto il dominio dei Signori di Norcia (XII secolo), nel XIII diviene parte dello stato pontificio e nel sec. XIV Feudo dei Colligola, signori di Montesanto. Divenne area del Distretto spoletino, fino all’epoca delle guerre napoleoniche, sviluppandosi successivamente e gradualmente in Comune autonomo, ampliando la potestà amministrativa e territoriale sugli ex castelli limitrofi di Montesanto, Cammoro, Orsano, Apagni e Postignano. Nel 1860 anche Sellano votò per l'annessione al Regno d'Italia.
Solomeo

Solomeo

Solomeo è una frazione del comune di Corciano, in provincia di Perugia, e si sviluppa sulla cima di una collina. Risalgono al III secolo a.C. sono alcuni reperti etruschi rinvenuti in zona; forse dal nome della divinità etrusca lumn deriva il termine sincretico San Lumeo con il quale si iniziò a designare il luogo. Il castrum Solomei, fortificazione a difesa della campagna, venne poi edificato nel 1391 da Meo di Giovanni di Nicola Galassi e Pietro Tanoli, su richiesta dei magistrati di Perugia. Nel 1402 fu preso e saccheggiato dalle truppe pontificie, e l'anno seguente ripreso da Perugia
Spina di Campello sul Clitunno

Spina di Campello sul Clitunno

Con questo nome sono indicati due paesi distinti. Spina Nuova percorsa dall'omonima strada, la Via della Spina, che veniva anticamente usata per raggiungere la Valnerina, Sellano, Verchiano e Colfiorito, è situato nel comune di Campello, essa è sul versante spoletino, prima del valico.   Dopo il valico, verso Cammoro, si trova invece Spina Vecchia, che deve probabilmente il nome al castello sorto tra il XII e XIII secolo, a guardia dell'antica via, la cui funzione era essenziale per mettere in comunicazione la piana spoletina con i territori montuosi del nord-est. Alla fine del XIII secolo gli spoletini radunarono nel castello di Spina tutti gli abitanti sparsi, assieme a quelli di Acera, dandogli statuti e podestà. I conti di Campello lo ebbero come feudo personale, tanto che, dal 1410 al 1438, Lanfranco Campello vi si ritirò con la famiglia, facendo costruire l'omonima torre; nei decenni successivi, tali architetture andarono in rovina e l'erede, Eurialo Campello, rivendette tutti i diritti e possessi della famiglia. Nel 1522 prese parte alla ribellione contro Spoleto, conclusa però con un ritorno all'obbedienza.
Strettura

Strettura

Subito dopo la città di Spoleto troviamo Strettura; un angolo di paradiso tra le colline umbre. Al confine tra i comuni di Spoleto e Terni.La frazione, oltre al nucleo principale ingloba altre località ad essa collegate in strutture e servizi, come Molinaccio, Palazzo del Papa, Somma e Valle san Martino. Sorge a 363 m. sul livello del mare, dista dal comune di Spoleto 12,74 km con il quale è collegata dalla strada statale S.S.3 Flaminia, la sua popolazione è di 127 abitanti.
Valtopina

Valtopina

Il territorio di Valtopina, grazie alla particolare collocazione geografica, è da sempre un naturale luogo di transito. L'origine della Valle del Topino si può attribuire alla costruzione della via Flaminia nel III secolo a. C., di cui restano ancora interessanti reperti, anche se è stata individuata una significativa presenza di insediamenti preromani sulle alture che circondano la cittadina. La presenza dell’importante nodo di comunicazione a fondovalle ha favorito l’insediamento sulle zone collinari circostanti, come testimonia il ritrovamento dei resti di una villa rustica romana e la presenza di toponimi con suffisso in -ano, come Gallano, Pasano, Caparrano, Balciano, Largnano, quelli con cui i proprietari romani denominavano solitamente i propri poderi. Tra il X e l'XI secolo nel territorio sorsero vari castelli che insieme ai villaggi che gravitavano intorno ad essi, formarono una federazione detta Universitas Vallis Topini et Villae Balciani, costituita dai terzieri di Poggio, Santa Cristina, Gallano, Pasano, Serra e Balciano. Il territorio della Valle del Topino, che secondo una ricognizione del 1235 risultava estesa il doppio di quella comunale attuale, era una viscontea del Ducato di Spoleto e godeva di una amministrazione autonoma; il visconte risiedeva nel castello del Poggio, dove si riuniva anche il consiglio generale dei capifamiglia. Nel corso del 1200, alterne vicende politiche privarono la Universitas di gran parte dei territori di sua pertinenza, finché nel 1282 i rappresentanti della Comunità decisero di sottomettersi ad Assisi per sfuggire alle mire espansionistiche di Foligno; il territorio riacquistò la sua autonomia nel 1300 per volere di papa Bonifacio VIII. Dal 1383 al 1439 la carica di visconte della Valle del Topino fu esercitata dai Trinci, signori di Foligno: durante il vicariato di Corrado Trinci, nel 1434, furono emanati gli Statuti che, con successivi aggiornamenti, rimasero in vigore fino al 1816. Durante tutto il medioevo la popolazione rimase prevalentemente stanziata nella zona collinare e l’insediamento a valle era riservato soprattutto a coloro che traevano profitto dal transito sulla via Flaminia, come albergatori e riparatori di carri. Dalla seconda metà del 1400, con il probabile scopo di garantire un’autonomia economica ai valligiani, venne istituita la fiera di San Bernardino, che si svolgeva alla confluenza del fiume Topino con il Fosso dell’Anna, nelle cui vicinanze era stata edificata anche la chiesa di San Pietro de Cerqua. Cerqua divenne il nome del villaggio sorto a cavallo della via Flaminia, corrispondente all’attuale Borgo di Valtopina, ed il toponimo, presente fino al secolo scorso nella cartografia ufficiale, è tuttora usato dai suoi abitanti. Fino al 1800 la maggior parte della popolazione risiedeva negli antichi borghi collinari ed il castello del Poggio manteneva ancora la sua funzione di sede amministrativa, ma con la costruzione della linea ferroviaria Roma-Ancona ed il progressivo spostamento delle attività economiche a fondovalle anche la sede municipale nel 1867 fu trasferita alla Villa della Cerqua, in seguito chiamata Valtopina. Dal 1927 al 1947, durante il regime fascista, Valtopina fu aggregata al Comune di Foligno, ma nel 1948, grazie all’interessamento dei rappresentanti della comunità, riconquistò la sua antica autonomia.                  
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